18 luglio 2009

DEPURATORI IN ITALIA DA LEGGERE!!! dal sito di Beppe GRILLO

INTRODUZIONE

Ho conosciuto un giovane laureato in biologia che lavora presso il più
grosso depuratore di acque di scarico di Genova. Eravamo in un contesto del
tutto rilassato (week-end sportivo con il C.U.S. Genova) ed abbiamo passato
un paio d'ore una sera a chiacchierare. Ho avuto modo così di ascoltare con
grande interesse la sua esperienza nel settore: si è laureato a pieni voti
con una tesi sulla depurazione delle acque ed ha usufruito di borse di
studio che gli hanno consentito di girare moltissimo sia in Italia che
all'estero, prima di essere assunto a Genova.

MATERIALI E METODI

Come funziona un depuratore? Probabilmente molti di voi lo sanno, ma io non
lo sapevo. Il processo di depurazione è diviso, a grandi linee, in due fasi:

1) la prima è la cosiddetta "sgrigliatura" che avviene mediante il
passaggio delle acque nere attraverso un filtro o una serie progressiva di
filtri (a seconda del depuratore) con pori progressivamente più piccoli (da
semplici grate a filtri microporosi). Questa fase serve a trattenere i
rifiuti solidi di varie dimensioni, rendendo i liquami più "presentabili"
macroscopicamente, ma che restano inquinati sia batteriologicamente che
chimicamente.

2) la seconda è la fase che si potrebbe definire "chimica", quella cioè
che attraverso il trattamento dei liquami con opportuni composti chimici
ottiene la biodegradazione dei veleni (detersivi e pesticidi) ed una
riduzione della carica batterica.

Quello che si ottiene al termine di questo processo è un acqua che non è
potabile, ma che ha caratteristiche organolettiche ideali per l'irrigazione
che la rendono addirittura migliore delle "acque bianche", proprio perché
dotata di quelle "vitaliae" che rendono più fertile il terreno irrigato. Se
si considera che l'acqua per irrigazione rappresenta mediamente il 70% del
consumo globale di acqua, con picchi del 95% nei cosiddetti "paesi in
(permanente) via di sviluppo", e se si considera il suo ruolo fondamentale
nella produzione alimentare, si può facilmente comprendere quale sia oggi e
quale dovrebbe essere considerata l'importanza dei processi di depurazione e
di riciclo dell'acqua.

RISULTATI (in Italia)

Da quanto sopra descritto, appare subito strano verificare il fatto che la
maggior parte dei depuratori italiani sia stata costruita in prossimità di
mari o fiumi, e che vi scarichi l'acqua depurata invece di riconvogliarla
nei sistemi di irrigazione. Pare che nei progetti di costruzione dei
depuratori italiani, quasi nessuno sia stato così lungimirante da
comprendere che, mentre si posava la rete di afflusso delle acque nere, si
potesse posare negli stessi scavi anche la rete di deflusso. Oggi ci si
trincera dietro agli alti costi di impresa che comporterebbe la
ristrutturazione degli impianti per giustificare la scelta di continuare a
scaricare l'acqua depurata in mare.

Ma la cosa più incredibile è che il 90% dei depuratori italiani (il dato mi
è stato riferito come certo) NON EFFETTUA la seconda fase di depurazione
(quella chimica): pertanto quello che esce dai depuratori non è altro che
merda liquida imbottita di detersivi e pesticidi. Anche qui si avverte una
certa premeditazione, altrimenti non si comprenderebbe perché tutti i
depuratori marini siano stati dotati di condotte di scarico che viaggiano
anche per mezzo miglio sotto il mare, prima di scaricare l'acqua "depurata":
se l'acqua fosse stata veramente depurata con il processo completo (e se
proprio non vogliamo usarla per l'irrigazione) potrebbe essere
tranquillamente scaricata in mare sotto costa, senza sentire il bisogno di
disperderla al largo.

Ma perché tutto questo?

Anche in questo caso la risposta di chi tocca con mano la realtà quotidiana
è stata chiara e precisa.

Non esiste sindaco e/o assessore che abbia interesse a modificare il quadro
soprastante, per i seguenti motivi:

1) la seconda fase di depurazione è ovviamente la più costosa, perché
comporta l'impiego di composti chimici e di procedimenti lunghi e
dispendiosi. I fondi pubblici per questi procedimenti vengono stanziati ma,
se non spesi, dirottati verso usi più "politicamente corretti" (o
corrotti?);

2) se tutta l'acqua fosse correttamente depurata ed immessa
completamente nei sistemi di irrigazione, abbatterebbe in maniera drammatica
il "mercato" dell'acqua bianca (che ha, ovviamente, un prezzo al m3 molto
maggiore). Gli acquedotti sono sia pubblici che privati:

i. gli acquedotti
pubblici vedrebbero diminuire drasticamente le entrate derivanti dalle
bollette;

ii. nel caso degli
acquedotti privati, il sindaco vedrebbe ridurre drasticamente la sua
"stecca".

3) per giustificare lo scarico in mare dell'acqua "depurata" ed il suo
non utilizzo, vengono inventate teorie sui potenziali effetti nocivi sulla
salute pubblica dell'irrigazione con acque riciclate. Oltre a fumose teorie
(non dimostrate scientificamente) sui terreni, sul clima e sulle tecniche
agricole, che cosa viene utilizzato a sostegno di queste affermazioni? Ma
OVVIAMENTE i test effettuati sui prodotti della "depurazione", che essendo
incompleta produce merda, per dimostrare che nonostante tutto l'uso
dell'acqua depurata non è sicuro.

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