9 maggio 2008

NO AL TERRORISMO


DOPO 30ANNI IL RICORDO DI ALDO MORO
LA STORIA, IL PERSONAGGIO POLITICO.( FONTE WIKIPEDIA )

Aldo Moro (Maglie, 23 settembre 1916 – Roma, 9 maggio 1978) è stato un politico italiano, cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri e presidente del partito della Democrazia Cristiana.

Venne rapito il 16 marzo 1978 ed ucciso il 9 maggio successivo da appartenenti al gruppo terrorista delle Brigate Rosse.Militò, assieme a Giulio Andreotti, nella Federazione Universitaria Cattolica Italiana, di cui fu presidente nazionale tra il 1938 e il 1941. Dopo qualche anno di carriera accademica, fondò nel 1943 a Bari, con alcuni amici, il periodico «La Rassegna» che uscì fino al 1945, anno in cui sposò Eleonora Chiavarelli, con la quale ebbe quattro figli.

Nel 1945 diventò inoltre presidente del Movimento Laureati dell'Azione Cattolica e direttore della rivista «Studium».

Tra il 1943 ed il 1945 aveva iniziato ad interessarsi di politica ed in un primo tempo mostrò particolare attenzione alla componente della "destra" socialista, successivamente però il suo forte credo cattolico lo spinse verso il costituendo movimento democristiano. Nella DC fin da subito mostrò la sua tendenza democratico-sociale, aderendo alla componente dossettiana (in pratica la "sinistra DC").

Nel 1946 fu vicepresidente della Democrazia Cristiana e fu eletto all'Assemblea Costituente, ove entrò a far parte della Commissione che si occupò di redigere il testo costituzionale. Eletto deputato al parlamento nelle elezioni del 1948, fu nominato sottosegretario agli esteri nel gabinetto De Gasperi.

Divenne professore ordinario di diritto penale presso l'Università di Bari e nel 1953 fu rieletto alla Camera, ove fu presidente del gruppo parlamentare democristiano. Nel 1955 fu ministro di Grazia e Giustizia nel governo Segni e l'anno dopo risultò tra i primi eletti nel consiglio nazionale del partito durante il VI congresso nazionale del partito.

Ministro della Pubblica Istruzione nei due anni successivi (governi Zoli e Fanfani), introdusse lo studio dell'educazione civica nelle scuole. Nel 1959 ebbe affidata la segreteria del partito durante il VII congresso nazionale. Nel 1963 ottenne il trasferimento all'Università di Roma, in qualità di titolare della cattedra di Istituzioni di Diritto e Procedura penale presso la Facoltà di Scienze Politiche.

Fino al 1968 ricoprì la carica di Presidente del Consiglio alla guida di governi di coalizione con il Partito Socialista Italiano, insieme agli alleati tradizionali della DC: i socialdemocratici ed i repubblicani.

Dal 1969 al 1974, assunse l'incarico di ministro degli Esteri, per divenire nuovamente presidente del consiglio fino al 1976. Nel 1975 il suo governo conclude il Trattato di Osimo, con cui si sanciva l'appartenenza della Zona B del Territorio Libero di Trieste alla Jugoslavia.


Nel 1976 fu eletto Presidente del consiglio nazionale del partito.

Nel 1975, il 28 agosto, Pier Paolo Pasolini lanciò un appello dalle colonne del Corriere della Sera a processare pubblicamente la DC [2].
Il 10 marzo 1977 Luigi Gui esponente democristiano, venne rinviato all'Alta Corte per lo scandalo Lockheed. La reazione di Aldo Moro fu un lungo discorso al parlamento, con cui difese l'operato della Democrazia Cristiana e dei suoi uomini pronunciando una frase che divenne famosa: "Non ci lasceremo processare in piazza".

In seguito a questi avvenimenti fu uno dei leader politici che maggiormente prestarono attenzione al progetto del cosiddetto Compromesso storico di Enrico Berlinguer, che nell'anno precedente pubblicamente aveva fatto lo strappo con Mosca, rendendosi quindi accettabile agli occhi democristiani. Il segretario nazionale del Partito Comunista Italiano aveva infatti proposto una innovativa solidarietà politica fra i Comunisti, Socialisti e Cattolici, in un momento di profonda crisi economica, sociale e politica in Italia.

All'inizio del 1978 Moro, allora presidente della Democrazia Cristiana fu l'esponente politico più importante fra coloro che individuarono una strada percorribile per un governo di "solidarietà nazionale" che includesse anche il PCI, sia pure senza suoi ministri nella prima fase di attuazione.
Il 16 marzo 1978, giorno della presentazione del nuovo governo, guidato da Giulio Andreotti, l'auto che trasportava Moro dall'abitazione alla Camera dei Deputati fu intercettata in via Mario Fani da un commando delle Brigate Rosse. In pochi secondi, i terroristi ne uccisero la scorta e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana.

Dopo una prigionia di 55 giorni il cadavere di Aldo Moro fu ritrovato il 9 maggio nel cofano di una Renault 4 a Roma, in via Caetani, emblematicamente vicina sia [3] a Piazza del Gesù (dov'era la sede nazionale della Democrazia Cristiana), sia a via delle Botteghe Oscure (dove era la sede nazionale del Partito Comunista Italiano).


BRIGATE ROSSE

Secondo fondatori e dirigenti, le Brigate Rosse dovevano "indicare il cammino per il raggiungimento del potere e l'instaurazione della dittatura del proletariato e la costruzione del comunismo anche in Italia". Tale obiettivo doveva realizzarsi attraverso azioni politico-militari e documenti di analisi politica detti "risoluzioni strategiche", che indicavano gli obiettivi primari e la modalità per raggiungerli.

È da tenere presente che le Brigate Rosse hanno sempre rifiutato la definizione di "organizzazione terroristica", attribuendosi invece quella di "guerrigliera". Anzi, i brigatisti ritenevano non conclusa la fase della Resistenza all'occupazione nazifascista dell'Italia. Per la precisione, ritenevano che all'occupazione nazifascista si fosse sostituita la più subdola occupazione economico-imperialista del SIM (Stato Imperialista delle Multinazionali), a cui bisognava rispondere intraprendendo un processo di lotta armata che potesse scardinare i rapporti di oppressione dello Stato e fornire lo spazio di azione necessario allo sviluppo di un processo insurrezionale. Per tal motivo, il Professor Giovanni Senzani, nei comunicati ufficiali dell'organizzazione terroristica, nonché sugli stendardi che servivano di sottofondo per le fotografie ai cosiddetti "prigionieri politici" faceva iscrivere la frase: "La rivoluzione non si processa!".
L'organizzazione è stata sradicata sia in conseguenza dell'azione di alcuni infiltrati dei servizi segreti, sia grazie a una legge che concedeva benefici penali ai membri che, arrestati, si fossero pentiti e avessero collaborato alla cattura di altri membri, ricusando la propria fede e denunciando i compagni. Un'altra ragione dello sfaldarsi delle BR fu il venir meno della loro attrattiva nei confronti delle aree movimentiste e del disagio sociale, e del loro progressivo isolamento ideologico durante la seconda metà degli anni '70, a causa delle trasformazioni sociali in atto.


LE NUOVE BRIGATE ROSSE,NEGLI ANNI 2000


In Italia si discute ancora intorno alla sopravvivenza di questa organizzazione o a una sua possibile ricostituzione, dal momento che negli ultimi anni sono stati compiuti atti terroristici da parte di persone che si sono richiamate alle BR e ne hanno assunto il nome e le insegne.
Da qui prosegue un nuovo capitolo della storia di questa organizzazione terroristica, la cui ala militarista negli ultimi anni ha ucciso due tecnici che lavoravano alle dipendenze di due Presidenti del Consiglio, Massimo D'Antona nel 1999 (con Massimo D'Alema presidente del consiglio) e Marco Biagi, nel 2002 (con Silvio Berlusconi premier). Nel 2003 le Brigate Rosse sono tornate nella cronaca a causa della sparatoria sul treno tra due esponenti delle Nuove Brigate Rosse - Nuclei Comunisti Combattenti (BR - NCC) Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce e degli agenti di Polizia Ferroviaria. Galesi ed un agente, Emanuele Petri, moriranno per i colpi di arma da fuoco. In seguito ai file trovati nel notebook della Lioce, sono stati arrestati altri componenti del gruppo armato e dalla fine del 2004 le forze dell'ordine inoltre si sono avvalse della collaborazione di una pentita, Cinzia Banelli (nome di battaglia "Compagna So"). Le nuove BR si ispirano al modello a compartimenti stagni dell'eversione greca "Movimento XVII Novembre", recentemente smantellato (2004) dopo un trentennio di attività nella più assoluta segretezza. Il movimento terrorista greco, fondato da attivisti dell'estrema sinistra ellenica che si ispiravano all'attività della guerriglia comunista greca del secondo dopoguerra (1945 - 1949, movimento dell'ELAS, Ethnikòn Laikon Apeleftherotikon Soma, ovvero "Corpo nazionale popolare di liberazione", fondato nel 1941) ed alla rivolta degli studenti del Politecnico Ateniese contro il Regime dei colonnelli repressa nel sangue il 17 novembre 1973 (da cui il nome dell'organizzazione), era organizzato in modo tale che ogni sua cellula fosse totalmente indipendente dall'altra. Addirittura, i membri di cellule diverse neppure si conoscevano personalmente, dimodoché, anche con lo smantellamento di una cellula, le altre rimanevano perfettamente operative. L'esatto opposto della struttura delle vecchie BR, che letteralmente collassò quando i primi militanti catturati collaborarono con la giustizia.

I brigatisti rossi, dalla fondazione dell'organizzazione a oggi, hanno ucciso ufficialmente una settantina di persone, oltre ai numerosi casi di ferimento ("gambizzazione", soprattutto), tra cui quella operata a danno del giornalista Indro Montanelli a opera del brigatista Franco Bonisoli, il 2 giugno 1977 a Milano. Nel caso di Montanelli, si stabilì, successivamente alla cattura del Bonisoli, un'amicizia tra vittima e carnefice, tanto che Bonisoli fu l'ultimo a uscire dalla camera ardente di Montanelli quando il corpo del giornalista venne cremato.[citazione necessaria]

Nei giorni precedenti al 19 gennaio 2007 a Milano vengono trovati dei piccoli libretti in formato superiore e inusuale ad un foglio A4 attaccati ai vetri di una concessionaria e inseriti nel tergicristallo di alcune vetture parcheggiate in una via molto vicina alla concessionaria citata.

Non è chiaro se si tratti realmente delle BR o se sia solamente una stupidaggine, ma la scrittura è quella brigatista e inoltre altri particolari fanno pensare ad un nuovo tentativo di propaganda, forse ad una cellula nascente. In alcune frasi era anche citato il nome della pentita Banelli ed erano presenti minacce.[24]
Alla mancanza totale di prospettive per il futuro, si afferma nel colloquio, si sovrappone la militanza dei neobrigatisti nei centri sociali, ove si discute dello strapotere delle multinazionali e degli aspetti più brutali dello sviluppo del capitalismo nell'era della cosiddetta "globalizzazione" che fa del profitto il fine primo ed ultimo cui tendere, ad esso sacrificando la giustizia sociale, la libertà individuale, gli ideali politici e via discorrendo. In pratica, si citano diversi fattori interni al nostro paese (precarietà del lavoro, immobilismo politico inteso come mancanza di alternative ed impossibilità di affermazione di nuove tendenze) misti a fattori internazionali (globalizzazione e disumanizzazione del lavoro nelle multinazionali) quali detonatori in grado di spingere alcuni giovani sul sentiero dell'insurrezione armata. Si cita anche un parallelismo della nuova ideologia che sarebbe emersa in alcuni centri sociali con la primitiva ideologia brigatista, quella del periodo compreso tra il 1970 ed il 1975, ove dominavano aspetti di lotte sindacali, di creazione di avvicendamento politico ottenibile soltanto con le armi, lotta senza quartiere alle multinazionali. Le ingiustizie palesi, dunque quale innesco rivolto al soggetto politico che incarna questo "ideale", gli Stati Uniti.



1 commento:

Anonimo ha detto...

beh sapendo che cmq un brigatista sarebbe stato rilasciato pochi giorni dopo l'assassinio di aldo moro a causa dei suoi "problemi di salute", lo scambio di prigionieri si poteva benissimo fare...uno contro uno!!!e lo Stato non ne sarebbe uscito "debole",tutt'altro....parere personale.